Quattromila assunzioni nel Lazio: il piano per sistemare ospedali e Asl
Chiudere una volta per tutte il capitolo del lavoro precario nella sanità. Per questo la Regione Lazio ha messo in campo 4.054 autorizzazioni per l’assunzione dei professionisti sanitari a fronte di una spesa complessiva pari a 195,5 milioni di euro nel solo 2023, come ripora Il Messaggero. L’idea dell’amministrazione Rocca, è che i contratti di lavoro a termine possano diventare presto un’eccezione. Forme che erano state attivate in passato per colmare le carenze delle discipline e dei profili all’interno delle aziende, dei policlinici e degli istituti del servizio sanitario regionale. Si tratta di un sistema che assorbe buona parte del bilancio regionale e che garantisce l’assistenza dei pazienti acuti, di quelli cronici, che sviluppa le politiche di prevenzione, i cui professionisti contribuiscono anche alla ricerca scientifica nazionale e internazionale (diverse sono le pubblicazioni fatte anche durante il periodo Covid che hanno sostenuto la lotta al virus Sars Cov-2). I numeri sono impressionanti: basti pensare che l’intera macchina regionale gestisce tre Asl per Roma Capitale (la 1, la 2 e la 3, che comprende anche Fiumicino) tre per la sua Città metropolitana (la 4, di Civitavecchia e la zona Nord; la 5 con Tivoli, la Valle dell’Aniene e la Valle del Sacco; la 6, con i Castelli Romani e il Litorale Sud) e altre quattro per le altre sue Province (Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina). Poi ci sono le cinque aziende ospedaliere: Tor Vergata, Umberto I, Sant’Andrea, San Camillo-Forlanini e San Giovanni Addolorata. E, come se non bastasse, ci sono i due Irccs del Lazio totalmente pubblici: sono Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Uno è l’Ifo, specializzato in oncologia e dermatologia. L’altro è lo Spallanzani, eccellenza sulla lotta alle malattie infettive e cuore della battaglia italiana contro il Covid-19. Un sistema complesso, ma sempre in evoluzione.
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